28/01/14

Perché si dice ''parlare a vanvera''?

Parlare a vanvera è una espressione della quale non si conoscono con precisione le origini. L'espressione compare per la prima volta nel 1565 in un testo dello storico fiorentino Benedetto Varchi e significa dire cose senza senso o senza fondamento. Sulla sua provenienza si sono fatte molte ipotesi. Alcuni studiosi, ad esempio, asseriscono che la radice di vanvera assomigli a quella di vano. Altri ritengono che la parola derivi dal "gioco della bambàra", una locuzione, forse di origine spagnola, con la quale s'intendeva una perdita di tempo. A rinforzare questa tesi c'è il fatto che in certe zone della Toscana si dica proprio "parlare a bambera". Oggi gli etimologisti sono favorevoli a credere che parlare a vanvera sia una locuzione onomatopeica che deriva dal suono di chi parla farfugliando e dunque perde tempo senza riuscire a esprimere qualcosa di sensato. Inoltre si raccontano altre origini, più o meno fantasiose, della parola vanvera. Una di queste racconta la storia di una bambina di nome Vera Van, alla quale piaceva ascoltare tutto; a cinque anni chiese di andare a scuola per ascoltare le lezioni. La maestra le disse che si sarebbe annoiata ma Vera scosse la testa e fu iscritta. Quando la maestra faceva l’appello chiamava “Van Vera” e non Vera Van. A Vera piacque molto sentirsi chiamare così. Quando divenne adulta Vera divenne Uditrice Giudiziaria. Col tempo poi divenne vecchia e sorda e i suoi nipoti e pronipoti, che fino a quel momento le avevano raccontato i loro problemi, decisero di ricambiarle il favore. A turno andavano a trovarla e le raccontavano storie e discorsi senza senso. Da allora quando si parla dicendo cose senza senso si dice “parlare a vanvera”. Altra storia racconta di uno strumento chiamato appunto vanvera usato nel sei-settecento a forma di sacca con un tubo che veniva infilato nella parte terminale dell’intestino per impedire a chi andasse a teatro di emettere flatulenze udibili. Parlare a vanvera significa quindi parlare facendo uscire il fiato, o peggio.
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