03/03/14

Alla riscoperta della distopia

Passano gli anni,cambiano i tempi e si evolvono gli stili letterari,inerzia per alcuni,marketing per altri. Così come nascono nuove mode in campo stilistico,musicale e cinematografico anche la letteratura non è da meno e sente il bisogno di modernizzarsi. E' tutta una corsa per stare al passo con i tempi ed è proprio da questa necessità che si creano nuovi modelli: gli stili letterari si mescolano tra loro,cresce il desiderio di sperimentare,di creare qualcosa di nuovo,di mai visto (in questo caso mai letto). Questa riflessione,giusta o sbagliata che sia,mi è sorta spontanea. Girovagando per il web tra diversi blog o siti letterari ho infatti notato come da un po' di tempo a questa parte si parli sempre più stesso di un "nuovo" genere letterario,il cosiddetto genere distopico. Il realtà nuovo si fa per dire,in quanto di novità c'è ben poco,io direi piuttosto che i romanzi distopici dei giorni nostri,ricalcando il modello dei distopici classici (1984 di George Orwell o Fahrenheit 451 di Ray Bradbury per citarne due tra i più famosi),abbiano aggiunto nuove componenti - prima su tutte una buona dose di romance- rendendo questi libri più attraenti agli occhi di un pubblico young-adult (pubblico giovane).
Il termine distopia ha radici ben più radicate,nasce nel lontano 1868,coniato dal filosofo John Stuart Mill,il quale a sua volta lo aveva ripreso dal termine cacotopia precedentemente coniato da Jeremy Bentham nel 1818. Questi due termini così atipici nacquero come contrasto con il termine utopia: infatti se con quest'ultima espressione si fa riferimento a una società ideale,perfetta,in cui regna sovrana l'armonia,con distopia si intende l'esatto opposto,cioè una società indesiderabile,un luogo spiacevole. Solitamente i romanzi appartenenti al genere distopico sono ambientati in un futuro non precisato,un luogo lontano dalla nostra realtà e dal nostro quotidiano. 
Parlando invece di tecniche narrative e di temi predominanti,possiamo vedere che esistono tre  prototipi narrativi principali: il primo più incentrato sui totalitarismi e di conseguenza a tutti i comportamenti e le norme ad essi correlati. Individualità e contrasto di idee sono valori estremamente negativi,è lo Stato a fare da padrone e a promuovere il conformismo come unica via da seguire,le conseguenze per chi non segue le regole prestabilite prevedono violenza e torture psicologiche e fisiche.
Il secondo tema ricorrente è di carattere apocalittico-catastrofista (le cui radici si ritrovano sicuramente nel genere fantascientifico post apocalittico). Questo filone prevede la fine della civiltà o comunque una degradazione massima,la popolazione è ridotta ai minimi termini e in pochissimi sono riusciti a salvarsi dal cataclisma,l'unica regola in vigore è la lotta alla sopravvivenza individuale. Infine terzo ed ultimo tema,una sorta di via di mezzo tra i primi due principali;esiste ancora una civiltà ma si trova sull'orlo di un'imminente fine.
Sicuramente il punto di forza di questo genere letterario va ricercato nella scenografia,in particolare nella capacità (e nella bravura!) dello scrittore di riuscire a ricreare nella mente del lettore quei mondi immaginari di un futuro lontano. La complessità delle scenografie,mondi magnifici e irreali,personaggi accattivanti e ben costruiti il tutto sommato a una giusta dose di romance - si sa,niente attira un pubblico giovane più di una bella storia romantica,magari un amore impossibile o tormentato- ed ecco che si crea un "nuovo-vecchio" genere letterario,capace di tenerti incollato alle pagine,di farti viaggiare con la menti in posti lontani e sconosciuti e di farti appassionare a una storia o a un personaggio come mai avresti potuto credere, che alla fine rimane la cosa più importante.
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