19/09/14

La grande filosofia sivaita tantrica | LE TRE VIE

.... negli stessi anni Goethe si dedicava con identici princìpi a precisare l'idea di Natura.[Qui]

LA GRANDE FILOSOFIA SIVAlTA TANTRICA 
Tra le figure fondamentali dell'uomo ce n'è una che non si sente legata ai miti affetti, ma in sé osserva levarsi ondate furibonde di passione, che travolgono, esaltano, si svelano per le forze fondamentali dell'universo. Lo condurranno all'oltraggio, alla violazione d'ogni norma: soltanto seguendole, stringendo l'anima coi denti, egli si sente vivere. Osserva attorno a sé: non c'è uno Stato che si regga senza l'aiuto di gente come lui, la guerra è intrinseca a ogni convivenza; si sente confortato, si butta entusiasta nell'orrore della vita.

Per lui l'India ha provveduto a stendere una Scrittura, a elaborare la più raffinata filosofia. La bhakti sivaita porta ai margini di un corpo di Scritture che l'India vittoriana volle proscrivere, il Tantra che Arthur Avalon, pseudonimodi un giudice inglese, Sir John Woodroffe, seppe scoprire e divulgare all'inizio del XX secolo. Per riacquistare il significato che poté avere al momento in cui si formò il Tantra, giova discernere il mondo indiano come si presentò attorno all'anno mille, quando nel Kashmir Somadeva scrisse il Kathàsarusàgara. Allora induismo e buddhismo si integravano amabilmente e convivevano le pratiche religiose pie accanto alle cerimonie più sinistre. Si verificavano episodi affini alle consuetudini stregonesche d'Europa: in quest'India medioevale spesso le maghe appaiono legate alle sette macabre Madri, che tali si chiamano perché aiutano il devoto a superare la paura della morte; il loro aspetto terribile sgomina ogni paura, se si impara ad assimilarla.

Esigono sacrifici raccapriccianti: la devota traccia un cerchio, si spoglia, quindi armeggia con bastoni, ciuffi di capelli e teschi, disponendo nelle quattro direzioni vasi di sangue, e divora un cadavere mentre arde un fuoco. Il sangue per lei corrisponde ai fiori dei sacrifici ordinari, gli occhi all'incenso, la carne della vittima all'oblazione vegetale. L'azione culmina con l'offerta dei due «loti»: la testa e il cuore spiccati dalla persona immolata. Come effetto del rito la strega si solleva in volo o ne ha l'illusione. Altri riti assecondano quello centrale, come lo spargere granelli d'orzo per la casa: fatti lSermogliare con incantesimi, si convertono m un caprone.

Le varietà di culti e costumanze sono innumerevoli: le vie ascetiche del buddhismo sono pienamente accettate; l'alchimia sparge di una polvere il rame fuso, convertendolo in oro; l'ascesi rigorosa può aiutare a rendere un cadavere immarcescibile; frequenti sono gli amori con amanti invisibili: le dee appaiono agli uomini come donne incantevoli: guai a far loro domande, e gli dèi scendono come uomini avvenenti ad amoreggiare, spesso nel sonno, con le donne prescelte. Tutte queste immagini si accavallano via via che si è accarezzati dal ritmico, soave fluire di storie, in cui ogni evento si logora per essere subito incalzato e sospinto dal successivo, con uno svariare di personaggi che trascorrono come i passanti in un vicolo di bazar. Sono brahrnani, guerrieri, mercanti, pezzenti, eroi, impostori, uomini, donne, vecchi, giovani. Si trapassa di continuo da un piano all'altro.

Non soltanto dal vicolaccio alla reggia, dalla foresta al campo, dal sogno alla realtà, ma anche da un piano all'altro della coscienza. Accanto agli uomini scorrono le ninfe acquatiche (apsaras) nei fiumi, nelle nubi: sono le vezzose e travianti compagne dei « profumati » (gandharva), musici, medici, purificatori, regolatori delle costellazioni; aiuta a raffigurarli un destriero bianco come la luna, il suo nitrito melodioso richiama l'oceano di latte che solleva frastagli d'onde. Esistono anche i maghi soprannaturali (vidyadhara), festevoli, lieti, cangianti; un sovrano (cakravartin) è il loro signore, ed è in loro potere trasmettere magie agli uomini.

Esistono poi gli yahsa, spesso benevoli, talvolta causa di malattie e possessioni; le loro donne sono legate alla fioritura. Infine, insediati nei cimiteri, ci sono bhùta, dàkmi, pisaca, preta, orribili mescolanze di paura e voluttà. Possono viceversa aiutare, sollevare l'uomo i siddha, i « potenti » o «perfetti », maestri dai poteri magici, e i nàga, uomini-serpente che largiscono ai dominatori la legittimazione della loro autorità. Più in alto si stendono i mondi dei titani (asura) e degli dèi.

Costoro sono mantenuti in vita dai riti e dalle preghiere dei brahrnani, ma il giorno che i titani sconfitti, reincarnandosi come barbari, eliminassero la classe brahmanica, anche gli dèi dell'India sparirebbero. In un testo capitale del buddhismo Mahàyàna, il Saddharmapundarika Sutra o Sutra del Loto, l'intero conclave di naga,yaksa, gandharva, garuda, kimnara, asura e mahoraga è riunito ad ascoltare l'ultimo sermone del Buddha. Tutta la popolazione di spiriti va interpretata come un quadro trasposto delle possessioni, dei desideri, delle conquiste, delle paure umane.
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