07/09/14

Musicadimare, maredimusica | Idea progettuale per uno spazio per la musica a Capo Peloro

II luogo Torre Faro: località messinese situata nell'estremo lembo nord-orientale della Sicilia, nasce come un villaggio di pescatori che sfruttarono la loro risorsa primaria - il mare - per farne motivo di sopravvivenza nel tempo. Capo Peloro - cerniera tra il mar Jonio e il Tirreno ed oggetto di questo progetto -insieme al Capo Passero e al Capo Lilibeo segna i tre vertici della Sicilia. 

La zona è densa di storia e di tradizioni dal nobile passato; sulla sua terra sono rimaste impresse le tracce delle popolazioni arabo-normanne, del Regno Borbonico e inglese, di Garibaldi e Mussolini, le fortificazioni medievali e il culto alla Madonna della Lettera. I suoi limpidi mari narrano di relitti sommersi, pescatori dediti alla millenaria caccia del pescespada, di correnti impetuose a volte fatali, pesci e coralli pregiati, conchiglie spiaggiate sulle rive.
Torre Faro

Il significato
Col termine Peloro, Pelorias o Peloris si indica il promontorio della Sicilia che si allunga verso la costa calabrese. L'aggettivo deriva dal greco "enorme" o "ingente" e indicava un tempo gli spaventosi fenomeni di vortici e gorghi localizzati nello Stretto e raffigurati con i mostri mitici di Scilla e Cariddi, entrambi simboli della forza distruttrice del mare: Scilla era colei che dilaniava, Cariddi colei che risucchiava; rappresentano le due sponde dello Stretto. Nella sua accezione il nome deriva anche dalla dea Peloria, una ninfa che simboleggiava nelle antiche monete del 400 a.C. il territorio e la rinascita, portando sull'altro lato il guerriero Pheraimon, che invece era colui che difende ambedue. La coppia si identifica con i progenitori dei Giganti Mata e Grifone, fondatori di Messina. Capo Peloro e la scenografia del suo paesaggio hanno ali¬mentato la fantasia di studiosi, viaggiatori e letterati come Virgilio, Sallustio, Dante, Dumas, e Stefano D'Arrigo, a cui è intitolato il parco letterario "Horcynus Orca", situato accanto alla Torre degli Inglesi nell'area dell'ex tiro a volo.

Lo stato di fatto 
Capo Peloro: punta estrema della Sicilia, luogo dove il mar Jonio e il Tirreno raggiungono la loro unione in un abbraccio segnato da vortici e correnti, terra mitica peri racconti di Ulisse e Colapesce, dei mostri Scilla e Cariddi; battuto da venti di scirocco e di maestrale; finestra suggestiva sulla costa calabrese; un lembo di terra divenuto immortale nelle tele degli artisti, nella penna dei poeti, nelle note dei musi-cisti, nell'obiettivo dei fotografi, nel cuore della gente che abita o ha vissuto a Torre Faro; un luogo che resta impresso nella memoria dello sguardo del viaggiatore che - una volta passato da qui - porta dentro sé un frammento di quel paesaggio, il suono del vento , la voce del mare, il calore della sabbia. Un luogo, dicevo, denso di bellezza, teatro di eventi millenari che hanno portato nel tempo al continuo mutamento di quest'area e alla sedimentazione di alcuni manufatti isolati, ma emergenti per mole e significato storico: la torre degli Ingle¬si, la Lanterna e il Pilone. Progettare a Capo Peloro diventa perciò una esperienza molto complessa, seppur affascinante, per l'incredibile connubio di ambiente marino, architetture pregevoli su diversa scala (sopra menzionate) e insediamenti modesti ma di indubbia valenza formati soprattutto da tipologie a schiera e ville isolate.
Alcune immagini di Capo Peloro

La zona d'intervento ha ospitato negli ultimi quarant'anni diversi insediamenti che non hanno mantenuto un carattere permanente. L'area, oggi dismessa, detta "ex sea-flight" deve il suo nome ai cantieri navali omonimi per la costruzione ed il varo degli aliscafi. Negli anni '90 i cantieri vennero dismessi e l'area rimase abbandonata fino all'estate del '97, con la realizzazione di uno spazio all'aperto che diede un'impennata al turismo per lo svolgersi di manifestazioni musicali e artistiche capaci di richiamare pubblico da Messi-na e Provincia, riqualificando la zona e le serate del paese. Purtroppo il disinteresse degli amministratori e l'incuria degli abitanti (spiace dirlo) lo hanno già ridotto ad uno spazio desolato, preso d'assalto solo negli eventi di massa e poi abbandonato in pessime condizioni.


Con questo progetto si cerca di rispettare la forza suggestiva del luogo, provando a far rivivere quella vocazione artistica che esso ha avuto nel '97, realizzando uno spazio che crei una fusione naturale tra il mare e la musica: "Musicadimare, maredimusica", sia nelle forme, che nelle funzioni e nei materiali, cioè secondo i canoni vitruviani della venustas, della utilitas e della firmitas, auspicando che questa sia la scelta più consona per riqualificare questo luogo e farlo risorgere dalle sue ceneri. Effettuando sopralluoghi nel-l'area si viene avvolti da un senso di desolazione e di abbandono, per la presenza di capannoni dismessi in acciaio e muratura, dei murales sulle pareti, dell'immondizia, di zone di verde non curate. Nelle stagioni fredde i venti impetuosi e il mare agitato rafforzano queste sensazioni.


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