19/10/14

L'Alchimia orientale: la ricerca dell'elisir | L'Alchimia

............Per l'alchimia non esiste materia «morta»; tutta la sostanza è vitale e dinamica.[Qui]

L'ALCHIMIA ORIENTALE: LA RICERCA DELL'ELISIR
Per molti versi lo sviluppo dell'alchimia in Estremo Oriente presenta parecchi punti di contatto e di somiglianza con quello che questa arte ebbe in Occidente, specialmente nel primo millennio della loro esistenza. Gli studiosi non sanno trovare una spiegazione concorde delle ragioni di questo fatto. Alcuni ipotizzano che l'alchimia ebbe origine in Oriente e fu trasmessa in Occidente per canali che ancora non si è riusciti a rintracciare, mentre altri ritengono più probabile il percorso contrario. Altri, come HJ. Shepperd, sostengono che l'alchimia sia sorta indipendentemente ad est e a ovest, con possibilità di contaminazioni successive, sotto l'influsso cinese, ad esempio, o arabo nel VII sec. d.C.

Shepperd rileva che la metallurgia ebbe sviluppi autonomi nelle differenti culture, in quanto fa naturalmente parte dell'evoluzione dell'uomo; sarebbe stata la segretezza connessa alle fasi di lavorazione e all'alone di mistero che le circondava a dare vita all'opera degli alchimisti in maniera spontanea. L'alchimia orientale e quella occidentale hanno incentrato la loro attenzione su cose diverse, anche se entrambe erano interessate a ricercare la trasformazione di materiali terrestri perché acquisissero una potenza di tipo divino. Mentre l'Occidente si preoccupò essenzialmente della trasmutazione dell' oro, per scopi fisici o spirituali, in Oriente gli alchimisti aspiravano alla fabbricazione di un perfetto elisir d'oro che desse all'anima l'immortalità e poteri sovrannaturali alla mente, quale, ad esempio, la capacità di acquisire la conoscenza degli esseri celesti:
«Il mio maestro diceva abitualmente che se qualcuno desiderava l'immortalità avrebbe dovuto prendere delle potenti medicine facendo molta attenzione, e che se qualcuno desiderasse entrare in contatto con le divinità e con gli spiriti avrebbe dovuto usare soluzioni di metalli e ricorrere alla moltiplicazione della propria persona. Con quest'ultimo sistema si diventerà automaticamente capaci di vedere le tre anime hun e le sette anime pho che si trovano all'interno del corpo. Si sarà anche in grado di arrivare alla presenza delle potestà e dei principati dei cieli e delle divinità della terra, come pure di avere al proprio servizio gli spiriti di tutti i fiumi e di tutte le montagne»!
L'oro era venerato in Oriente sin dai tempi antichi. In uno dei libri Veda indiani, scritto intorno all'ottavo secolo a.C., si fa menzione dell'uso di un talismano d'oro per prolungare la vita e al VII secolo risale il detto: «L'oro è il fuoco, la luce e l'immortalità». La prima effettiva annotazione dell'esistenza dell'alchimia viene datata ai primi secoli dopo Cristo, parallelamente agli sviluppi in Occidente. Si sa che l'alchimia era praticata in India, Tibet e Birmania, ma la migliore informazione in nostro possesso riguarda la Cina e la si deve in particolar modo alle ricerche eseguite daJoseph Needham. L'alchimia in Cina aveva le sue radici nel taoismo, una filosofia religiosa. Sia l'alchimia sia il taoismo sembrano condividere l'idea dell'esistenza di uno Spirito in tutte le cose che è più grande di qualsiasi altra cosa al mondo e tuttavia è ignorato da tutti:
«Il grande Tao scorre ovunque, sia a destra sia a sinistra. Le diecimila cose dipendono da esso; nulla trattiene. Arriva alla sua meta in silenzio e senza fare rumore. Nutre le diecimila cose, E tuttavia non ne è il signore. Non ha scopo; è molto piccolo. Le diecimila cose ritornano ad esso, Tuttavia non ne è il signore. È molto grande. Non dà dimostrazioni di grandezza, e per questo motivo è veramente grande».
L'alchimia in Cina assorbì altri elementi della cultura e della filosofia dominanti. La scuola dei Naturalisti (circa 350-270 a.C.) promosse l'interesse per la scienza e la scoperta delle proprietà della materia. Si diceva che cinque elementi fossero i componenti di base del mondo materiale: i loro nomi erano terra, legno, metallo, fuoco e acqua. Essi non avevano gli stessi connotati degli elementi occidentali e sembra che definissero qualità di plasticità e permeabilità. L'elemento del legno, per esempio, si diceva che rappresentasse quella qualità della materia che determina se una superficie è curva o piana; l'elemento del metallo era preso come quella qualità che permette ad una sostanza di venire mescolata ed essere plasmata.

L'alchimia in Occidente si serviva dell'astrologia come guida per avere una corretta coordinazione degli eventi; l'alchimia cinese faceva la stessa cosa, e aggiungeva la consultazione dell' J Ching, il Libro dei Mutamenti, di carattere divinatorio. L'alchimia cinese non si limitava a preparare l'Elisir, ma includeva anche, come interesse complementare, una ricerca riguardante la trasmutazìone dei metalli. Huan T'an, nel I sec. a.C., pare fosse in possesso di un preparato che convertiva in oro il mercurio. Non si deve pensare, del resto, che i ciarlatani fossero una prerogativa del mondo occidentale; ne possiamo congetturare l'esistenza in Cina da un editto pubblicato intorno al 144 a.C. in cui si ordinava di eseguire pubblicamente l'esecuzione di tutti quelli che falsificavano l'oro.

Gli esperimenti di laboratorio erano intrinsecamente collegati alla pratica orientale alchimistica. Fu così che si arrivarono a comprendere un certo numero di principi di chimica; intorno al III sec. a.C. i taoisti si erano già impadroniti della tecnica della condensazione. Nel IV secolo d.C. un imperatore attrezzò un laboratorio taoista per condurvi degli esperimenti alchimistici. Esso aveva però una singolare caratteristica: venivano utilizzati come cavie, per sperimentare gli elisir prodotti dagli ingegnosi alchimisti, dei criminali condannati! Viene da chiedersi se questa fosse una crudeltà e una condotta vile, o se piuttosto non fosse un gesto generoso che offriva ai condannati un'ultima chance!

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