27/07/14

Il più grande impedimento alla vita è l'attesa, che dipende dal domani, perde l'oggi | Seneca

........la morte frattanto starà addosso, per la quale, lo voglia, non lo voglia tu, bisogna aver tempo. [qui]

9,1. Può esserci alcunché più stolto del concetto espresso da coloro, dico, che fanno sfoggio di esperienza di vita? più laboriosamente sono affaccendati: per essere in condizione di vivere meglio, a spese della vita forniscono del necessario la vita! i loro pensieri li dispongono per tempi lontani, ma la più grande perdita di vita è proprio il rinvio: esso sfila via ogni giorno più a portata di mano, esso strappa via il presente, mentre promette cose più lontane nel tempo. il più grande impedimento alla vita è l'attesa, che dipende dal domani, perde l'oggi. Ciò che sta in mano della fortuna tu l'organizzi, ciò che sta in mano tua lo lasci andare. Dove guardi? dove ti dispieghi? tutto ciò che verrà, giace nell'incertezza: immediatamente vivi la tua vita.
2. A gran voce, ecco, il grandissimo vate dice, e come ispirato da bocca divina canta un carme salutare: «I giorni migliori della vita, per i miseri mortali, sono i primi che se ne fuggono via». «Perché indugi» egli dice «perché ti attardi? se, prevenendo, non lo prendi, fugge via.» E quand'anche, prevenendo, tu l'abbia preso, tuttavia se ne fuggirà: pertanto, contro la celerità del tempo bisogna gareggiare con la velocità nel farne uso, e come da un torrente rapido, ma destinato a non scorrere sempre, bisogna attingere prontamente.
3. Anche questo con grandissima efficacia, per rimproverare un pensiero che non si pone limiti, dato che non ogni età migliore egli dice, ma «ogni giorno». Perché senza preoccupazioni e, pur in una così grande fuga delle stagioni, indifferente, tu mesi ed anni per te prolunghi in lunga serie, comunque è sembrato opportuno alla tua avidità? del giorno egli parla con te, e proprio di questo che fugge via.
4. È forse dubbio, dunque, che i giorni più a portata di mano, che sono i migliori, sfuggano ai mortali infelici, cioè affaccendati? ai loro animi ancora di bimbi cade addosso la vecchiaia, alla quale giungono impreparati e senza armi: nulla è stato infatti previsto; all'improvviso si sono imbattuti in essa senza aspettarsela; che essa si avvicinava ogni giorno, non se ne accorgevano.
5. Come o una conversazione o una lettura o qualche pensiero più impegnativo inganna chi fa un viaggio, e di essere giunti a destinazione lo sanno prima che di esserviciavvicinati, così questo viaggio della vita senza soste e frettolosissimo, che o da svegli o nel sonno con il medesimo passo compiamo, agli affaccendati non appare se non alla fine.

10, l. Quello che mi sono proposto di trattare, se volessi dividerlo in parti ed in prove, molti dati mi si presenterebbero, per mezzo dei quali potrei dimostrare come brevissima sia la vita delle persone affaccendate. Soleva dire Fabiano, non uno dei filosofi cattedratici dei tempi nostri, ma di quelli veri ed antichi: «Contro le passioni bisogna combattere con impeto, non con sottigliezze dialetti che e non con colpi di spillo, ma con un attacco frontale bisogna far voltare le spalle alla schiera; (non approva i sofismi) infatti deve essere rintuzzata, non punzecchiata». Tuttavia, affinché il loro errore sia a quelli rinfacciato, debbono essere ammaestrati, non solamente considerati perduti per il bene.
2. In tre stagioni si divide la vita: ciò che è stato, ciò che è, ciò che sarà; di queste, il tempo che viviamo è breve, quello che vivremo è dubbio, quello che vivemmo è sicuro. Su questo infatti la fortuna ha perduto il suo diritto, questo non può essere ridotto all'arbitrio di nessuno. Questo tempo, gli affaccendati lo perdono; non hanno infatti spazio per guardare indietro al passato, e quand'anche lo avessero, spiacevole è il ricordo di una cosa, di cui si ha motivo di lamentarsi.
3. Contro voglia, quindi, richiamano l'animo ai tempi male trascorsi, né hanno il coraggio di rimettere mano su fatti, i cui difetti (anche quelli che venivano nascosti alla vista da qualche momentaneo belletto di immediato piacere) si fanno evidenti maneggiandoli di nuovo. Nessuno, se non colui che ogni cosa ha compiuto esercitandone egli stesso la censura, cui nulla sfugge, si volge indietro volentieri al passato.
4. Chi per ambizione ha molto desiderato, per superbia ha disprezzato, senza sapersi porre un freno ha vinto, con insidie ha ingannato, con avidità ha rapinato, con prodigalità ha speso, deve necessariamente temere la propria memoria. Eppure, questa è la parte del nostro tempo consacrata con atto ufficiale, andata al di là di tutte le vicende umane, sottratta al regno della fortuna tale che non la povertà, non la paura, non l'attacco delle malattie può metterla in agitazione; non è possibile sia né turbata né strappata via, perpetuo e tranquillizzante è il suo possesso. Solo singoli giorni, ed anche questi ora per ora, costituiscono il presente; invece, tutti i giorni del tempo trascorso, quando voi lo comanderete, saranno presenti, permetteranno di essere osservati e tenuti saldamente, secondo l'arbitrio tuo: ma per far questo, gli affaccendati non hanno tempo.
5. È proprio di una mente non preoccupata e tranquilla correre qua e là per tutte le parti della propria vita; invece, gli animi degli affaccendati, come posti sotto un giogo, non sono in grado di piegarsi e di volgersi indietro. Se ne va dunque la loro vita nel profondo, e come a nulla giova, per quanto se ne getti dentro, se sotto non c'è un fondo che accolga e conservi, così nulla importa quanto tempo sia concesso, se non c'è dove si depositi: passa attraverso animi incrinati e forati.
6. Il tempo presente è brevissimo, a tal punto che a certuni appare inesistente: è sempre in corsa, fluisce e si precipita; cessa di essere prima di giungere, non sopporta indugio più di quanto lo sopportino l'universo e le costellazioni, il cui movimento sempre irrequieto mai resta nello stesso luogo. Solo il tempo presente compete dunque agli affaccendati, tanto breve, che non può essere afferrato, ed anche questo viene sottratto loro tormentosamente divisi in molti affanni.
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